Erto e Casso - Itinerari e sapori fvg

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Erto e Casso

Comuni itinerario
ERTO E CASSO

Erto per la sua architettura di montagna, spontanea e particolare, nel 1976 fu dichiarato monumento nazionale e pertanto vincolato con la legge 1089 del 1939.
Fa parte del Parco naturale delle Dolomiti Friulane. Numerosi sono gli itinerari per gli appassionati della montagna. Si cita ad esempio la Val Zemola.

STORIA

Il comune è conosciuto per la diga costruita nel 1955. Tale diga, la più alta del mondo,  a doppia curvatura sbarrava il torrente Vajont.
Oggi la popolazione di Erto e Casso è impegnata prevalentemente nell'edilizia e nelle occhialerie o nelle altre industrie che si trovano nella vicina Longarone. Sul territorio l'unica industria presente fino una decina di anni fa era un'impresa di Massa Carrara che estraeva marmo "ramello rosso e ramello bruno" a quota 1800, ora c’è un salumificio in località Frasèin presso il bivio per Casso, al di fuori della frana che però non impiega nessun paesano.
E' il 9 Ottobre 1963 la data che purtroppo segna la storia di questo paese. Un'immane ondata, provocata dalla frana del monte Toc che precipita nel sottostante lago artificiale, distrugge molte borgate, provoca oltre 200 morti (ed oltre 1700 a Longarone, Castello Lavazzo ed altri centri in provincia di Belluno) e determina una immediata evacuazione del paese.
In seguito Erto fu dichiarato "zona a rischio" e venne deciso il trasferimento degli abitanti in zone sicure. Gli ertani ed i cassani, dovettero trasferirsi in altri centri abitati, molti scelsero di ricostruire a Vajont, Ponte nelle Alpi (BL), Longarone (BL). I più affezionati al luogo d'origine si ostinarono a non voler lasciare il paese, riconquistano l'abitabilità dei vecchi abitati a suon di posti di blocco ed azioni di forza, vivendo anche senza luce. Solo diversi anni più tardi dopo lunghe battaglie, verso il 1970 si dette inizio alla ricostruzione più a monte del vecchio abitato a quota 830 mt. (quota sicurezza) nella località chiamata "Stortan", mentre nei vecchi centri rimasero solo una decina di famiglie. Ultimamente molte persone che lasciarono il paese dopo la tragedia stanno ritornando a sistemare le loro vecchie case, trovando strade, acquedotto e servizi grazie a coloro che hanno avuto la forza ed il coraggio di rimanerci 30 anni fa. www.prolocoertoecasso.it

Erto e Cassocava buscheda




LA DIGA DEL VAJONT

A cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, a poche centinaia di metri a monte della confluenza con il Fiume Piave, il Torrente Vajont fu sbarrato, a scopi idroelettrici, da una diga. Tale impianto non entrò mai ufficialmente in funzione perché una gigantesca frana colmò parzialmente il serbatoio provocando una terribile ondata: i paesi lungo il lago, Longarone ed altri abitati vennero rasi al suolo con un tragico bilancio di quasi 2.000 vittime. La sera del 9 ottobre 1963, una gigantesca frana (270 milioni di metri cubi),  precipitò dal Monte Toc ad elevata velocità nel lago parzialmente riempito. La Diga ad arco, alta 265 metri, era nel suo genere la più alta del mondo resistette all’inaudita forza distruttiva della Frana e dell’Onda.
Il Centro visite di Erto è interamente dedicato alla catastrofe del Vajont del 1963.

Foto Notturna Diga Vajon
Veduta notturna - Diga Vajont


ECOMUSEO “LA DIGA DEL VAJONT”

Voci del bosco”: è il legno il filo conduttore del museo che custodisce la storia del paese. Legno che diventa giocattolo, culla e suole delle scarpe nella mostra dedicata al bambino. Oggetto da vendere, carretto e cassettiera sulle spalle dei coraggiosi venditori ambulanti nel percorso tematico “Partire, partirò, partir bisogna…” Arte nelle opere lignee del Simposio di scultura che celebrano la continuità di vita dopo l’anniversario della catastrofe del Vajont e che dividono lo spazio con una selva in miniatura di tronchi. Mauro Corona ha dato voce agli alberi nel percorso audio-sonoro accessibile con le cuffie sensoriali. L’incanto dei boschi ertani si svela poi attraverso “La magia del legno che diventa carbone”, mostra dedicata all’antico mestiere del carbonaio.



PARTICOLARITA’

Si segnala la presenza della più grande meridiana del Friuli

La meridiana
La meridiana  -Foto di Fabio Passador-

PERSONAGGI ILLUSTRI

Mauro Corona, scrittore, risiede a Erto è  scrittore, alpinista e scultore.
Scultore ligneo, si dedica all'alpinismo: ha scalato numerose vette italiane ed estere, aprendo oltre 300 vie di scalata nelle Dolomiti d'oltrepiave. È autore di 27 libri, alcuni dei quali bestseller.

Manifestazioni

- La storia della Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo a Erto. Nell’anno 1631 anno gli Ertani per allontanare l’epidemia di peste bubbonica che andava contagiando il vicino Cadore, espressero un voto solenne: se risparmiati, ogni anno nel giorno del Venerdì Santo, avrebbero ricordato la Passione e la Morte di Gesù Cristo in croce e le sue sofferenze con una processione in costume. La rappresentazione serale inizia alla sera, verso le ore 20,30 partendo dal vecchio centro abitato, snodandosi poi verso il luogo predisposto alle scene principali, alla periferia di Erto ed è composta da oltre cinquanta attori denominati “Cagnudei” cioè Giudei, è preceduta dal rullo dei tamburi; seguono poi le scene citate nel dialogo, Gesù viene processato e sale il Calvario.

- Tra il vecchio e il nuovo (ferragosto)

- Simposium di scultura (metà ottobre)

- Tirè al scopeton a Erto:tra i riti che ancora oggi gli ertani sentono più vivi, c’è quello che si tramanda di anno in anno il giorno del mercoledì delle ceneri. L’addio al Carnevale e l’inizio della Quaresima – tempo di digiuno, ma anche di freddo e di rigore – celebrano il loro trapasso nella tradizione del “tirè al scopetòn”: la farsa popolare parte dal centro di Erto e percorrendo le strette vie del paese tra le case ultracentenarie, giunge in corteo, tra costumi tradizionali e festeggiamenti, fino alla frazione delle Spesse.Il protagonista principale del rito è l’aringa, lo “scopetòn” come viene chiamata in dialetto il pesce dei poveri, che accompagnato alla polenta preservava le genti di montagna dalla fame (o almeno dava un’idea di conforto). Il pesce viene legato sopra un vecchio badile e trascinato per le strade come se si trattasse di qualcosa di molto pesante (metafora dell’abbondanza).

- Trofeo “Diga del Vajont”
E’ un appuntamento nato nello stesso anno in cui è stata posata la prima pietra del paese nuovo. Si tratta di una gara non competitiva che si snoda attorno al bacino del vecchio lago del Vajont e che vede ogni anno all’incirca 250 partecipanti. La Pro Loco prepara il percorso della gara, i punti ristoro e di controllo e premia con un ricordo della manifestazione i partecipanti e con una coppa i più meritevoli.

LA PALESTRA DI ROCCIA

La palestra di roccia alla diga del Vajont (Erto) è nata nel 1978 ed è una delle più conosciute falesie di arrampicata la mondo. Sotto il roccione di Moliesa esistono più o meno 300 vie di arrampicata di ogni grado.
C’è pure un percorso per bambini molto facile e divertente: si trova proprio all’estrema destra, al termine della Palestra sulla vecchia strada. La parte sinistra, quella color scuro (verso Longarone), è caratterizzata da vie difficilissime e molto tecniche; comunque la zona più dura rimane sempre quella gialla centrale. Fino a qualche anno fa era la palestra più ardua ed impegnativa d’Europa ed è rimasta tuttora una delle più toste, che richiama ogni anno climbers da tutto il mondo.

PRODOTTO TIPICO: formaggio dell’azienda agricola S.Martino

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