Maniago - Itinerari e sapori fvg

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Maniago

Comuni itinerario
Da Spilimbergo percorriamo verso nord la SR464 per circa 20 km e arriviamo a Maniago. Durante il percorso incontriamo dei posti di ristoro agrituristici dove possiamo anche acquistare i prodotti in loco.

MANIAGO

Cittadina situata ai piedi delle montagne ha circa 11.000 abitanti.
Dalla metà dell’800 e nonostante le due guerre mondiali, la città conosce una costante crescita come “piccola citta” industrializzata, operosa e vivace, che ancor oggi trova il suo segno di distinzione nel settore delle coltellerie. Oggi Maniago primeggia nella fabbricazione di oggetti da taglio di altissima qualità, coltelli, forbici, utensili e lame d’uso quotidiano o per specifiche professioni, e non mancano riproduzioni fedeli di armi antiche destinate ai collezionisti o utilizzate nei set del cinema internazionale.
Maniago è circondata da un territorio molto vario, delimitato a Ovest dal corso del Cellina che, superata la diga di Ravedis sbocca in pianura, a est dal torrente Colvera proveniente dai monti Raut e Jouf, a sud l’area dei Magredi. A Maniago meritano attenzione il Castello, il Duomo di S. Mauro, la loggia, piazza Italia, Palazzo d’Attimis Maniago, Chiesa dell’Immacolata Concezione,  Museo Coricama, la filanda oggi sede della Biblioteca Civica,  il Teatro Comunale Giuseppe Verdi casa Zecchin a Maniago libero.

STORIA

Le sue origini sono legate alla sua posizione elevata , a guardia del sistema viario che conduceva dalla pianura alle valli del Cellina, del Colvera e del Meduna. I più antichi abitanti si insediarono qui in età neolitica. Alla presenza romana, cui si devono alcune monete e iscrizioni, subentrarono i Longobardi, che scelsero di stabilirsi ai piedi del Monte Fara, termine che in Longobardo significa “famiglia”. A loro appartengono i frammenti scultorei inseriti nella facciata del Duomo. La prima attestazione documentaria di Maniago è del 12 gennaio 981.

veduta aerea di Maniago
veduta aerea di Maniago





IL CASTELLO

Sul colle degli Olivi si scorgono i ruderi del castello, cioè quel che ne rimane dopo i ripetuti terremoti.
La domus patriarcale, il carcere e la forca per le impiccagioni si trovavano sulla sommità, racchiusi entro una prima cinta muraria; affacciata su un ampio cortile, l’antica chiesa di S. Giacomo. Al di fuori vennero costruite le case degli habitatores, protette da una seconda cerchia. All’esterno del cancello esiste ancor oggi una seconda chiesetta edificata nel 1281 e dedicata a S. Giacomo. Il castello superò indenne i numerosi attacchi per difendersi dal Patriarca Ottobono, dei turchi e degli assedi asburgici.
Il terremoto del 1511 causò danni ingenti al maniero ed i conti furono costretti a trasferirsi nella residenza in piazza. Il sisma del 1630 danneggiò in maniera definitiva il Castello.

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Il castello di Maniago


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Il castello visto dal Palazzo dei Conti d'Attimis
PIAZZA ITALIA

Un tempo chiamata Piazza Maggiore, piazza Italia ha al suo centro la monumentale fontana a pianta ottagonale e raccoglie intorno a se gli edifici più importanti di Maniago: il Duomo di S. Mauro, La loggia, il Palazzo d’Attimis, la Chiesa dell’Immacolata.
La fontana è stata realizzata in pietra d’Aviano e fu costruita nel 1846/47 su progetto del concittadino Luigi Marsoni.

Piazza Italia a Maniago
Piazza Italia a Maniago

maniago la fontana
Maniago la fontana
IL DUOMO

Intitolato a San Mauro, vescovo di Parenzo, è citato per la prima volta nel sec. X, ma l’attuale struttura risale al 1488.
Rappresenta uno dei più significativi esempi dell'architettura tardo-gotica friulana.Le parole “Iovi sacrum”, sacro a Giove, che insieme alla data del 1488 si leggono sull’architrave della porta maggiore, autorizzano a supporre la presenza di un tempietto pagano in zona.

La prima datazione certa relativa all’antico edificio è quella che risale al 12 gennaio 981, allorchè l’imperatore Ottone II donò al patriarca di Aquileia Rodoaldo il Monte di Maniago e la Pieve di San Mauro: “plebem etiam quae vocatur sanctus Maurus cum sex casalibus…” Prima pieve ad essere ricordata come tale in diocesi di Concordia, esercitava i suoi poteri sul territorio dal Meduna al Cellina e da lei dipendevano molte chiese filiali.
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Nulla sappiamo della struttura di quell’edificio. Pare comunque certo che nella seconda metà del Trecento sia stato abbellito con affreschi, piccoli frammenti dei quali sono stati murati nella costruzione del 1488. Ne derivò una chiesa ad unica navata, con copertura a capriate lignee e tre cappelle absidali di cui la maggiore, con volta a crociera e con altare inizialmente dedicato a San Mauro, venne ultimata nel 1506.


Elemento caratteristico del duomo è, nella facciata a capanna dalle semplici ma armoniche linee architettoniche, l’ampio rosone che ripete puntualmente l’invenzione ornamentale del duomo di Muggia e della chiesa di Sant’Antonio Abate di San Daniele, di pochi anni precedenti. Si compone di diciotto archetti trilobi che incrociandosi creano dei pennacchi con foglia triloba ed è contornato da una robusta cornice con bordo esterno dentellato: motivo, quest’ultimo che si ritrova anche nello slanciato portale strombato, finemente cornato con due colonnine tortili terminanti con capitelli corinzi tra cui occhieggiano due testine.
Nella lunetta è visibile un affresco, di modesta qualità, con il Cristo portacroce, con una raffigurazione del castello di Maniago sullo sfondo; sull’architrave corre la scritta che ricorda la data di costruzione dell’edificio e la sua dedicazione a San Mauro: “ANNO SALVTIS MCCCCLXXXVIII OLYMPIADE CCCCLXXXVIII.III / TEMPLVM HOC MANIACI COLLATO EX EREREPENSVM /IDQUE JOVI SACRVM OCTAVO POSVERE KALENDAS / OCTOBRES. TITVLVM ALMA TENET CVSTODIA MAVRI”.
Nella facciata sono incastonati, come materiale da riporto, tre pezzi scultorei rappresentanti rispettivamente un pavone e cinque altri uccelli, un cervo, un motivo decorativo a intreccio. Databili all’VIII secolo, con ogni probabilità debbono ritenersi resti di un pluteo, di una transenna, fors’anche di un ciborio, già esistenti nella precedente chiesa di San Mauro.



Di qualche pregio anche il cervo che bruca una palmetta che appare in un lastra divisa in due parti, una delle quali – la destra- con rilievo scalpellato.
Il terzo frammento marmoreo, di piccole dimensioni, è parte di un motivo a intreccio di tipologia alquanto comune ma proprio per questo utile al recupero di una datazione per tutti e tre i rilievi.


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rosone duomo Maniago
IL CORICAMA

Ospitato nei locali di quello che è stato, agli inizi del '900, il primo grande impianto manifatturiero per la fabbricazione di coltelli di Maniago, il Museo dell'Arte Fabbrile e delle Coltellerie si propone di alimentare il senso di identità collettiva che riconosce nella tradizione e nella storia dei coltellinai di Maniago uno dei simboli più importanti della comunità locale.
Ospita in un armoniosa cornice un percorso che va dagli antichi saperi alle tecniche moderne di lavorazione del ferro per la creazione di strumenti da taglio e affini. Oltre a ciò vi si può ammirare un importante collezione di prodotti nati a Maniago antichi e moderni.
Percorso museale:
Piano terra:
HALL: ‘Il museo e l’identità di Maniago’
SEZIONE 1: “La fucina del mago: mestiere e tecniche del coltellinaio”
SEZIONE 2: “Dall’ossidiana all’ossido metallico: materie prime, fonti di energia, saperi e pratiche”.
SEZIONE 3: Dalla Funzione alla Forma: evoluzioni e trasformazioni della produzione dei coltellinai maniaghesi.
HALL – 1° piano “Il Coltello come simbolo”
SEZIONE 4: Mostre temporanee
SEZIONE 5: Sezione del ferro e legno del Museo Provinciale della Civiltà contadina “Diogene Penzi”
Il CORICAMA è una cellula della rete ecomuseale Lis Aganis. Oltre a ospitare e raccontare il patrimonio storico e culturale della propria cittadina, lavora in collaborazione con le altre realtà museali del territorio per numerose attività e iniziative culturali, organizzando seminari, convegni, mostre temporanee e conferenze.
Durante il periodo scolastico, a richiesta sono attivati numerosi laboratori didattici, rivolti a differenti fasce d’età.

LA FILANDA

Dopo la I Guerra Mondiale a Maniago, in fondo a Via Colvera, sorse un grande stabilimento per la produzione della seta: la Filanda. Vi si lavorava il baco da seta.
La Filanda di Maniago era considerata, ai suoi tempi, una delle più grandi fabbriche del maniaghese. La tessitura era la seconda attività produttiva di Maniago dopo quella delle coltellerie.

[image:image-1] La Filanda

All’epoca era una grande risorsa, perché dava lavoro a più di un centinaio di donne. Racconta una storia di secoli che ha come protagoniste le donne e le loro famiglie, i loro sacrifici e lo sforzo per guadagnare il pane. Nell’ultimo ventennio del ‘700 nelle campagne venne introdotta una vera e propria novità: l’impianto dei gelsi per l’allevamento dei bachi da seta e l’attivazione dei fornelli per dipanare i bozzoli. In tal modo si è innescato quel processo che ha portato molte famiglie a collaborare alla tenuta dei bachi da seta ed alle successive fasi di di filatura e tessitura, svolte prevalentemente dalle donne.
Una caratteristica della filanda era il camino che la gente chiamava “il camin della filanda” e il famoso suono del fischio che segnava l’orario d’inizio e fine lavoro. Era talmente forte, che si sentiva per tutto il paese, persino in montagna. La gente se ne serviva come orologio.
La Filanda era suddivisa in due stanzoni, uno al piano superiore e uno al piano terra. Al piano terra c’era un grande caldaia a vapore che veniva alimentata dal carbone e che aveva il compito di tenere sempre costante la temperatura dell’acqua calda. Quest’acqua era spinta poi attraverso delle pompe al piano superiore dove si trovavano le vasche per il lavaggio del bozzolo di seta.
Il piano superiore, lungo circa 30 metri, era diviso da due grandi banconi. Su uno di questi c’erano le macchine per la filatura della seta da una parte e, dall’altra, le vasche del lavaggio. In quest’ultima le donne, vestite con un grembiule blu e una mascherina sulla bocca, lavavano i bozzoli di seta in acqua molto calda e, non appena eliminato il baco dal suo interno, il bozzolo veniva attaccato per una estremità alla macchina della filatura che ne lavorava il filo.
La seta veniva ammucchiata in matasse e poi inscatolata per essere spedita alle grandi industrie tessili.
(Lorenzon Silvano)
..una testimonianza:
In Filanda non c’erano uomini, c’era solo il Direttore.
Le donne lavoravano in Filanda per cercare un’indipendenza economica, anche se lavoravano tanto e guadagnavano poco.
La maggior parte di loro abitava lontano e doveva andare a casa con gli zoccoli o le dalbide, con il caldo e con il freddo e non avevano mai ferie.
In Filanda le donne andavano a lavorare molto giovani, anche a 12 anni.
Chi ha lavorato lì, sostiene che era “il calvario delle femmine”.
Nella Filanda c’era tutta una nebbia, il vapore si condensava sul soffitto e tutto il giorno gocciolava sopra le donne che lavoravano, così erano tutte bagnate.
Chi sbagliava a fare il proprio lavoro, pagava una multa che era detratta dalla paga.
In tempo di guerra ci fu anche uno sciopero per far aumentare lo stipendio.
(Teresina)
Attualmente l’edificio ex filanda ospita la biblioteca di Maniago.


CASA Zecchin a Maniagolibero

Nella frazione di Maniagolibero troviamo casa Zecchin, esempio vivo di architettura rurale  dei primi del novecento. Dà al visitatore la possibilità di immergersi nel passato e di conoscerne gli aspetti collegati alla vita di ogni giorno. Oltre all’arredo d’epoca, vi si trova un percorso fotografico che illustra le diverse attività che si svolgevano nelle case e nei campi. Oggi la casa e il suo cortile sono scenario suggestivo per mostre e concerti.



IL PALAZZO DEI CONTI

Residenza dei Signori di Maniago sin dalla fine del ‘500, periodo in cui vi si trasferirono definitivamente abbandonando il castello che sovrastava (e sovrasta ancora) l’abitato.
Il Palazzo, oggetto di un recente restauro, si presenta come un grande edificio a tre corpi formanti un intero fabbricato più le dipendenze (scuderia, granai), il giardino all’italiana (già catalogato nel catasto napoleonico) ed il parco da 7 ettari che si estende fino ai piedi delle rovine del vecchio castello.
Possiamo ammirare dall’esterno la facciata che dà sulla piazza ed in particolare la Loggetta risalente al XVI secolo. L’affresco, raffigurante il Leone di San Marco, che tiene sotto la zampa lo stemma del casato maniaghese, è attribuito a Pomponio Amalteo che dipinse l’opera per ordine della Serenissima nel 1570, corredandola di iscrizioni, ormai poco leggibili, che testimoniano i buoni rapporti tra Venezia e i conti di Maniago.

Il giardino del Palazzo dei conti
Il giardino del Palazzo dei conti
LA LOGGIA

Loggia, situata in Piazza Italia e risalente al 1661, costruita in sostituzione di un precedente edificio posto al centro della piazza, usato per le assemblee dei capifamiglia e andato distrutto. È stata utilizzata nel tempo come sede del tribunale e del mercato cittadino. Oggi è il monumento dedicato ai Caduti di tutte le guerre.

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La loggia Maniago

Teatro

Teatro Giuseppe Verdi, situato alla confluenza tra via Umberto I e Largo San Carlo, occupa un edificio del XVIII secolo che ospitava originariamente una filanda, il Setificio a vapore Giuseppe Zecchin fu Lorenzo, scritta ancora oggi ben visibile sulla facciata. Nei primi anni del Novecento la filanda è stata convertita in circolo per le prime proiezioni cinematografiche e per le feste da ballo. L'attività teatrale ebbe inizio tra gli anni Sessanta e Ottanta. Gli eleganti interni dell'edificio ospitano notevoli esempi artistici e architetturali, quali lo scalone d'ingresso, i due lampadari originali e i preziosi affreschi in stile liberty del 1922. Nel 1982 fu chiuso. Nel 2000 la riapertura nella veste originaria di teatro, con una ricca stagione di prosa, ormai appuntamento fisso di un pubblico sempre più vasto.

Maniago teatro Verdi
Teatro G. Verdi - Maniago

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Fontana nelle vicinanze del teatro Verdi - Maniago
CHIESA dell’Immacolata concezione

Di fianco al Palazzo d'Attimis-Maniago sorge la Chiesa dell'Immacolata Concezione, detta "della Madonna".
L'attuale costruzione in stile neoclassico risale al 1778 su disegno dell'architetto Antonio Aprilis di Cusano, ma si hanno testimonianze di un precedente edificio di culto dedicato alla Immacolata già nel 1411, quando in un documento si fa menzione di un oratorio presso l'ospedale della Confraternita dei Battuti.
Un'iscrizione su un pilastro del vecchio portico recava la data 1505, mentre sulla lapide tombale posta a pavimento, ancora ben visibile, si legge la data del 1628.
L'interno, ad aula circolare, si presenta raccolto ed accogliente: l'altare maggiore (1780) si deve allo scultore Pietro Armellini che curò anche il pavimento e la balaustra, la pala sovrastante è di Giovanbattista Mengardi (1783) e raffigura l'Immacolata e San Luigi Gonzaga. Alla destra è il monumento al nobile Nicolò Giacomo di Maniago (1868), opera del sandanielese Luigi Minisini e inaugurato nel 1868. Alle pareti della piccola sacrestia è esposta una collezione di ex - voto databile inizio Novecento, segno della devozione popolare. Santa Rita di Armando Pizzinato - anno 1934-36 (olio su compensato cm 150 x 100). Il campanile è una costruzione del XVII secolo. www.maniago.it


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Chiesa dell’Immacolata Concezione - Maniago
CULTURA

Concorso letterario “ Lama e trama”, ha mosso i primi passi nel 2003 per premiare racconti del genere giallo e noir di giovani scrittori italiani.
Il nome stesso della competizione ne racchiude il senso: “lama” fa riferimento alla tradizione coltellinaia di Maniago, “trama” richiama, ovviamente, la tipologia della gara.
Nel 2006 è nato il premio Lama (forchetta) e trama, messo in palio e assegnato dal locale Convivium Slow Food al miglior racconto che, oltre alle consuete caratteristiche, sia espressamente ispirato al variegato mondo culinario. Dalla decima edizione, la manifestazione ha assunto il nome di Lama e Trama Giovani , rivolgendosi al mondo della scuola, serbatoio di idee fresche, per testi di varia tipologia, non solo gialli, purché originali nella linea narrativa e nella creatività.

ATTIVITA'
 a febbraio la sfilata dei carri di Carnevale. E’ tra le più grandi in regione;
 a giugno il Rally Città di Maniago - Knife Racing Maniago. http://www.kniferacing.it/
 a luglio “Coltello in Festa” , festa in piazza, laboratori, eventi,mostra mercato, esposizioni, visite alle officine, enogastronomia;
 Esiste una area camper in via Colvera.

Informazioni:
 presso Ecomuseo Lis Aganis. Tel. 0427 764425 http://www.ecomuseolisaganis.it
 presso ufficio turistico di Maniago. Tel. 0427 709063

Il prodotto del borgo:   eredità della val Tramontina e delle zone limitrofe montane, la pitina. La si può trovare nelle macellerie artigiane della cittadina. E’ presidio slow food

Il piatto del borgo: Panada. Minestra di pane raffermo condita con formaggio   e la vellutata di asparago verde.

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